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Costituzionalizzazione del diritto di accesso ad Internet, l’Accademia in audizione al Senato: “Primo fondamentale passo”
Giudicando preziosa l’iniziativa del Parlamento, Gambino ha condiviso a nome di IAIC la scelta di inserire l’accesso a Internet tra i diritti sociali, intervenendo a questo scopo sull’articolo 34 della Costituzione (soluzione sostenuta nel ddl 1561 in discussione) e conferendo così all’accesso alla rete la qualifica di bisogno essenziale e la stessa dignità del diritto alla salute, alla ricerca, all’istruzione.
“Definire un perimetro di norme costituzionali – ha sottolineato Gambino – costituisce un’importante opportunità di crescita e di sviluppo nella direzione tracciata dall’Unione Europea nell’Agenda digitale 2020 e può dare impulso alla realizzazione dell’Agenda digitale italiana, prevedendo che l’accesso alle rete avvenga in modo neutrale, in condizioni di parità e e con modalità tecnologicamente adeguate. In pratica, imponendo al legislatore di non arretrare su tematiche ancora oggi non pacificamente definite”.
“Dare rango costituzionale al principio di neutralità della rete – ha in ogni caso avvertito Gambino – non è senza conseguenze. Impedire agli operatori di adottare politiche di gestione del traffico discriminatorie, se rappresenta una garanzia per tutti gli utenti, può incidere sul rapporto tra espansione della banda larga e redditività degli investimenti e obbliga lo Stato a un maggior impegno per assicurare lo sviluppo dell’infrastruttura adeguata al superamento del digital divide. Non solo: la previsione costituzionale del diritto all’accesso alla rete, secondo Gambino, presuppone anche una ridefinizione del concetto di servizio universale, includendo sotto la sua copertura anche la connessione ad Internet a banda larga e quella connettività qualitativamente elevata necessaria allo sviluppo del mercato dei nuovi servizi e delle nuove applicazioni online”.