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Così l’Ue valorizza i contenuti digitali

di Valeria Falce*

 

Ogni regolamento a livello europeo muove da un punto fermo: che il titolare dei beni immateriali ne disponga al meglio, decidendo a che uso destinarli e con quale remunerazione. Anche il nuovo AI Act segue questo principio fondamentale

Nella prospettiva delle imprese, la Strategia digitale europea sembra mossa da due forze, che spingono in direzioni opposte. La prima verso l’apertura, la condivisione e la riutilizzazione dei dati, così da alimentare spazi europei e relativi mercati, favorire collaborazioni intra e intersettoriali e facilitare il recupero della distanza competitiva rispetto a Usa e Cina. La seconda verso forme di tutela efficienti, trasparenti ed equilibrate a favore di chi, investendo in innovazione e creatività, contribuisca al progresso tecnologico e alla diffusione della cultura.

Alla prima forza fa capo la Strategia dei dati, inaugurata con la Comunicazione del 2020, e arricchita dai regolamenti Data Governance Act, Data Act e ora dall’AI Act. Alla seconda rimanda la Strategia sulla proprietà intellettuale, che con con le conclusioni del Consiglio del 2020, insiste per la creazione di diritti europei (come il brevetto europeo), la modernizzazione degli istituti esistenti (come quelli sul diritto d’autore) e la promozione di un enforcement capace di contrastare pirateria e abusi (anche attraverso il Digital Service Act) a livello unionale.

 

*Socia Fondatrice di IAIC

 

 

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